Commentario abbreviato:Giobbe 40:1Capitolo 40 Giobbe si umilia davanti a Dio Giob 40:1-5 Il Signore ragiona con Giobbe per mostrare la sua giustizia, la sua potenza e la sua saggezza Giob 40:6-14 La potenza di Dio mostrata in Behemoth Giob 40:15-24 Versetti 1-5 La comunione con il Signore convince e umilia efficacemente un santo e lo rende felice di separarsi dai suoi peccati più cari. C'è bisogno di essere convinti e umiliati a fondo per prepararci a ricevere delle liberazione straordinarie. Dopo aver dimostrato a Giobbe, con la sua manifesta ignoranza delle opere della natura, quanto fosse incapace di giudicare i metodi e i disegni della Provvidenza, Dio gli pone una domanda convincente: "Colui che contende con l'Onnipotente lo istruirà? Ora Giobbe cominciò a sciogliersi in un dolore divino: quando i suoi amici ragionavano con lui, non cedeva; ma la voce del Signore è potente. Quando verrà lo Spirito di verità, egli convincerà. Giobbe si arrende alla grazia di Dio. Si riconosce colpevole e non ha nulla da dire per giustificarsi. Ora è consapevole di aver peccato e per questo si definisce vile. Il pentimento cambia l'opinione degli uomini su se stessi. Giobbe è ora convinto del suo errore. Chi è veramente cosciente della propria peccaminosità e della propria bassezza, non osa giustificarsi davanti a Dio. Egli si rende conto di essere una creatura povera, meschina, sciocca e peccatrice, che non avrebbe dovuto pronunciare una sola parola contro la condotta divina. Un solo sguardo alla natura santa di Dio avrebbe atterrito il più tenace dei ribelli. Come potranno dunque i malvagi sopportare la vista della sua gloria nel giorno del giudizio? Ma quando vedremo questa gloria rivelata in Gesù Cristo, saremo umiliati senza essere terrorizzati; l'abnegazione si accorda con l'amore filiale. Riferimenti incrociati:Giobbe 40:1Dimensione testo: |